domenica 14 agosto 2011

Breve recensione: La vita accanto di Mariapia Veladiano

Ecco la seconda recensione...del libro La vita accanto di Mariapia Veladiano...uscito per la casa editrice Einaudi nel febbraio 2011 è finalista al Premio Strega 2011...

"Il romanzo brilla per uno stile elegante, 
capace di precipitare il lettore in una storia 
al tempo stesso surreale e plausibile"
Lara Crinò, il venerdì di Repubblica

LA VITA ACCANTO
AUTORE: Mariapia Veladiano
EDITORE: Einaudi

" Un libro che mi ha lasciato stordito. Una storia che si legge tutto d'un fiato, la storia di una ragazzina che deve fare i conti con la crudeltà del mondo e con la mancanza dell'amore materno che ha sempre elemosinato, la storia di una bambina che cresce spinta dal talento che cela il suo dolore"



La storia di una donna abituata a «esistere sempre in punta di piedi, sul ciglio estremo del mondo».
Con la leggerezza e la ferocia di una favola, Mariapia Veladiano racconta la crudeltà della natura, la fragilità che può diventare odio, la potenza della passione e del talento. 
Rebecca è nata irreparabilmente brutta. Sua madre dopo il parto non l'ha mai presa in braccio e si è sigillata in se stessa. Suo padre ha lasciato che accadesse.
A prendersi cura di lei, la bella e impetuosa zia Erminia, il cui affetto nasconde però qualcosa di tremendo. E la tata Maddalena, saggia e piangente, che la ama con la forza di un bisogno.
Ma Rebecca ha mani perfette e talento per il pianoforte.

 L'incontro con la «vecchia signora» De Lellis, celebre musicista da anni isolata in casa, offre a Rebecca uno sguardo nuovo sulla storia di dolore che segna la sua famiglia, ma anche la grazia di una vita possibile.




Questo è un passo del libro:
«Una bambina brutta è grata a tutti per il bene che le vogliono, sta al suo posto, ringrazia per i regali che sono proprio quelli giusti per lei, è sempre felice di una proposta che le viene rivolta, non chiede attenzioni o coccole, si tiene in buona salute, almeno non dà preoccupazioni dal momento che non può dare soddisfazioni.
Una bambina brutta vede, osserva, indaga, ascolta, percepisce, intuisce; in ogni inflessione di voce, espressione del viso, gesto sfuggito al controllo, in ogni silenzio breve o lungo, cerca un indizio che la riguardi, nel bene e nel male. Teme di ascoltare qualcosa che confermi quello che sa già, e cioè che la sua esistenza è una vera disgrazia.
Spera di sentire una parola che la assolva, fosse pure di pietà.
Una bambina brutta è figlia del caso, della fatalità, del destino, di uno scherzo della natura. Di certo non è figlia di Dio».






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