venerdì 28 febbraio 2014

Dovunque si bruciano i libri, si finisce per bruciare anche gli uomini. (Heinrich Heine)

"Capite ora perché i libri sono odiati e temuti? Perché rivelano i pori sulla faccia della vita. La gente comoda vuole soltanto facce di luna piena, di cera, facce senza pori, senza peli, inespressive." 
 (Ray Bradbury)


Le idee sono da sempre state le armi più temute: sono proprio le idee che, facendosi strada nei sentieri della mente, permettono la crescita di un senso critico e razionale, la capacità di cogliere analogie in eventi distanti nel tempo e nello spazio, la possibilità di far maturare speranze e sogni in atti pragmatici. Sono state proprio le idee a scatenare nel corso dei secoli rivolte e rivendicazioni sociali, il progresso nei diversi ambiti del sapere, la diffusione di valori come l'uguaglianza, il rispetto della dignità del singolo, la libertà di stampa, pensiero e promulgazione ( valori che, non dobbiamo dimenticare, sono stati raggiunti nel corso del tempo con sforzi e sacrifici nonostante ci sembrino così naturali e indispensabili). Le idee sono quindi lo strumento più pregiato di cui l'uomo possa far uso, sono, come affermava Victor Hugo, più potenti di tutti gli eserciti del mondo, nel momento in cui l'idea nasce, fissa le sue radici, prende forma. Se le idee possono liberamente viaggiare nei meandri del singolo individuo senza la possibilità remota di essere stanate, nel momento in cui queste acquistano una forma sensibile, attraverso ad esempio la trascrizione su carta, divengono non soltanto visibili e tangibili, ma amplificano contemporaneamente la loro forza e vulnerabilità: se da una parte infatti possono essere trasmesse facilmente da un capo all'altro del mondo, dall' altra parte possono essere facilmente inseguite, perseguitate e distrutte. A questo punto credo sia importante mettere in evidenza come proprio questi ultimi due aspetti siano stati la causa scatenante di quello che è passato alla storia con il termine di "rogo dei libri". Con codesto termine si indica la distruzione sistematica di libri, o altro materiale scritto, promulgata spesso da autorità politiche e religiose, al fine di debellare ideologie contrapposte, obiezioni, contingenze e convenienze morali, al fine di cancellare informazioni o idee pericolose per la società, il contesto storico in cui nacquero, per la stabilità convenzionata. Cerchiamo di analizzare il fenomeno sia in ambito politico che religioso, ambiti che cercarono di far prevalere, in alcuni contesti, le loro ideologie a qualsiasi costo. Nell'ambito religioso due sono i roghi più importanti da ricordare: 

  • Nell'anno 367, Atanasio, il vescovo ribelle di Alessandria, editò una Lettera nella quale esigeva che i monaci egiziani distruggessero tutti gli scritti inaccettabili, ovvero quelli che egli stesso non etichettò come canonici ed accettabili (quelli canonici attualmente costituiscono il Nuovo Testamento). I testi eretici furono cancellati o sovrascritti come i testi pagani; in questo modo molti testi del principio dell'era cristiana si persero come fossero stati pubblicamente bruciati.
  • Nel 642, il generale Amr ibn al-As, comandante delle truppe arabe che avevano appena conquistato l'Egitto, distrusse la biblioteca di Alessandria e i libri in essa contenuti su ordine del califfo Omar. Questa fu la motivazione del califfo: «In quei libri o ci sono cose già presenti nel Corano, o ci sono cose che del Corano non fanno parte: se sono presenti nel Corano sono inutili, se non sono presenti allora sono dannose e vanno distrutte».

La domanda sorge dunque spontanea: a quale scopo vennero incendiati i volumi religiosi se non perché ritenuti contrari alla teologia predominante? Non vennero forse incendiati per paura di un sovvertimento delle credenze stabilite dai testi religiosi principali? Potrebbe essere un'ipotesi plausibile? 
Stessa ipotesi che si potrebbe fare per quanto concerne i roghi attuati dalle personalità più conosciute della storia politica. Emblematica è sicuramente la distruzione progettata dal regime nazista che nel corso della Seconda Guerra Mondiale mise al rogo tutte le opere degli oppositori politici e degli scrittori considerati immorali e "sconvenienti" per il contenuto delle loro opere, per le loro idee, per le loro origini etniche. 
Nell' aprile del 1933 l'Associazione degli studenti nazional-socialisti creò una sezione stampa e propaganda, il cui compito sarebbe stata «la pubblica messa al rogo delle deleterie opere ebraiche» da parte degli studenti universitari in risposta allo «sfrontato incitamento» dell'ebraismo mondiale contro la Germania. Dal 12 aprile al 10 maggio avrebbe avuto luogo una campagna «d'informazione»; il rogo avrebbe avuto luogo nei campus universitari alle ore diciotto dell'ultimo giorno di tale campagna. La sera del 10 maggio rituali esorcistici ebbero luogo in gran parte delle città universitarie della Germania. Oltre ventimila libri vennero bruciati a Berlino, e dai due ai tremila in ogni altra grande città tedesca. A Berlino fu acceso un enorme falò dinanzi al Teatro dell'Opera Kroll, e Goebbels fu uno degli oratori. Nella capitale come in altre città, al termine dei discorsi la folla di partecipanti prese a intonare slogan contro gli autori messi al bando via via che le pile di libri malefici (di Karl Marx, Ferdinand Lassalle, Sigmund Freud, Maximilian Harden e Kurt Tucholsky tra gli altri) venivano lanciate una dopo l'altra nelle fiamme. Tuttavia non bisogna pensare che questa pratica sia stata completamente estirpata, paragonandola a una vera e propria epidemia, dopo la fine della Grande Guerra. L' epoca post-bellica ha visto altri roghi e probabilmente in qualche parte del mondo, in questo preciso istante, un altro libro sta per essere bruciato. Ad esempio nel non lontano 1976, Luciano Benjamín Menéndez, capo del III Corpo dell'Esercito a carico della riorganizzazione Nazionale (Colpo di stato Argentino) con sede in Córdoba, ordinò un rogo collettivo di libri, tra i quali si trovavano opere di Proust, Garcia Márquez, Cortázar, Neruda, Vargas Llosa, Saint-Exupéry, Galeano... Disse che lo faceva "con il fine che non rimanga nessuna parte di questi libri, opuscoli, riviste... perché con questo materiale non si continui a  ingannare i nostri figli".



Abolizione del pensiero, del possesso di una ratio, della facoltà di avere un'idea che sia diversa, discordante, ma non per questo meno giusta, da quelle emanate e stabilite dal potere politico-ecclesiastico: il rogo dei libri è una pratica atta alla difesa assolutistica di una ideologia.


giovedì 27 febbraio 2014

La conosci questa? #13

Quanto è divertente andare alla scoperta di nuove parole? 


La conosci questa? è una rubrica che nasce dalla nostra idea di ricercare vocaboli italiani, poco usati e poco conosciuti. Infatti, sono tantissime le parole italiane che sono riposte nel vocabolario senza che quasi nessuno ne sappia l'esistenza. Con questa rubrica vogliamo riportare alla luce nuove parole e sfidarvi... voi conoscete queste parole?


artato1 agg. [der. di arte], ant. e raro. – Fatto ad arte, con artifizio, e quindi ingannevole, falso: per speculazioni e con adiscorsi (Altoni). ◆ Più usato l’avv.artataménte, con arte astuta, con inganno: artatamente prese con costui una stretta dimestichezza (Boccaccio); con raggiri: convincereottenere artatamente.

sdilinquiménto s. m. [der. di sdilinquire]. – Lo sdilinquirsi, spec. nel senso concr. di svenevolezza, smanceria, eccesso di effusioni: con i suoi s. si rendeva ridicolo agli occhi di lei.

bólso agg. [lat. vŭlsus, part. pass. di vellĕre, propr. «strappato»] 1. Di persona, asmatico, che respira male, e per estens. debole, fiacco; anche fig.: [il Testi] procede be anfanato nelle sue odi cardinalizie (Carducci). 2. fig. Di stile, componimento, eloquenza e sim., gonfio, che ostenta una forza che non ha. ◆ Avv. bolsaménte, solo in senso fig., fiaccamente, o con una gonfiezza vaniloquente.


Voi le conoscete? Ne avete trovata qualche altra strana? 
Fateci sapere!!

mercoledì 26 febbraio 2014

Narrami O Musa: inizio terza sessione

Carissimi followers, siamo già alla terza sessione del nostro laboratorio di scrittura. Questa volta abbiamo deciso di scegliere una tematica più ampia, apportando anche delle modifiche alle regole generali...




Ognuno di noi ha una storia da raccontare e ognuno deve avere la possibilità di farlo. 
Vuoi raccontarci la tua? 

"Narrami, o Musa"  è un contest di scrittura creativa che nasce dalla volontà di creare uno spazio costruttivo dove i giovani autori, o coloro che desiderano diventarlo un giorno, possano confrontarsi, esprimere le proprie opinioni e i propri giudizi, mostrare le proprie capacità e il fuoco che li anima dentro, le storie che nascono dal nulla, le voci che improvvisamente sentono nella mente e che pregano di essere raccontate, di diventare reali. Come funziona questo progetto? 
Ogni 2 mesi verrà scelto da noi blogger un tema esplicato da una frase o semplicemente da una parola e poi tocca a voi, prendete foglio e penna e date spazio alla fantasia, liberate le parole che affollano la vostra mente. Quali sono le regole per partecipare?

REGOLE
  • Essere follower del blog e della pagina facebook
  • Inviare una richiesta di partecipazione all'email eziocammisa@hotmail.it (cui potrete rivolgervi anche per informazioni)
  • Possono partecipare sia coloro che non hanno pubblicato un libro sia gli scrittori 
  • Non è possibile partecipare attraverso opere già pubblicate
  • Verranno escluse dalla votazione opere soggette a plagio 
  • Ogni sessione avrà la durata di 2 mesi al termine dei quali procederemo alla scelta del brano più bello che farà il giro dei blog che fanno parte della giuria
  • La lunghezza massima dell'elaborato è 10 pagine word: Times New Roman, carattere 12.
  • Bisogna inviare l'elaborato alla email soprastante entro il 1 maggio 2014

Per questa sessione non abbiamo scelto un tema vero e proprio... ma un genere letterario..
Questa volta dovrete cimentarvi nella stesura di un racconto FANTASY! Date spazio alla vostra immaginazione e fateci immergere in nuovi mondi tra streghe, incantesimi, folletti, radure incantate, amori ostacolati e antichi sortilegi.


"La fantasia è una naturale attività umana, la quale certamente non distrugge e neppure reca offesa alla Ragione, né smussa l'appetito per la verità scientifica, di cui non ottunde la percezione. Al contrario: più acuta e chiara è la ragione, e migliori fantasie produrrà."
(J.R.R.Tolkien)




CHE LA SCRITTURA ABBIA INIZIO!

lunedì 24 febbraio 2014

Giveaway: Il cacciatore di draghi di J.R.R. Tolkien

Carissimi lettori ecco il giveaway tanto atteso. Mi scuso per il ritardo, avrei dovuto pubblicarlo ieri (con la chiusura dell'evento), ma ho avuto degli imprevisti e non ho potuto prepararlo. Scusate!
Comunque adesso posso svelarvi il libro in palio per questo terzo giveaway tolkeniano. Abbiamo pensato a questo libro perché magari molti fan del professore, non lo hanno mai letto (come me xD), quindi questa è una buona occasione per farlo leggere a qualcuno di voi!

IL CACCIATORE DI DRAGHI

AUTORE: J.R.R.Tolkien
EDITORE: Bompiani
PAGINE: 160
Il libro narra la vicenda di un contadino abitudinario e un po' fanfarone, costretto dalle circostanze a dar la caccia a un drago, su cui riesce ad aver la meglio, diventando ricco e rispettato tanto da essere eletto re. La fonte sarebbe un'antica cronaca in latino contenente il resoconto delle origini del Piccolo Regno, dove il racconto è ambientato. Ma si tratta soltanto di un espediente. Tolkien vi ricorre non già per dare credibilità storica al suo narrare, ma per creare un mondo metastorico, senza precise coordinate spazio-temporali, un'atmosfera da fiaba, un universo immaginario popolato di draghi e di giganti in cui però è possibile ritrovare qualcosa che si incontra nella realtà di tutti i giorni.
IL GIVEAWAY
  1. Come unica regola, dovete commentare questo post per confermare la vostra partecipazione. E lasciarci un'email, così possiamo contattarvi in caso di vittoria!


Il vincitore sarà scelto attraverso sorteggio, sul sito random.org. Quindi non saremo noi a scegliere il vincitore! Vorremmo premiarvi tutti, ma abbiamo un solo libro a disposizione.

AVETE TEMPO PER PARTECIPARE FINO AL 2 MARZO!


BUONA FORTUNA!





domenica 23 febbraio 2014

Lingue di Tolkien

Carissimi lettori e tolkeniani buona Domenica! Vi invito a fumarvi erba pipa e a leggere questo articolo molto interessante! Io non avevo mai pensato di approfondire questo argomento, ma per fortuna ci ha pensato Filippo Grecchi, anche lui amministratore della pagina Facebook Il secondo mondo di Tolkien - La terra di mezzo.
Buona lettura!


LINGUE DI TOLKIEN

Creare un mondo è un'impresa. Devi inventarti continenti, regioni, città, nazioni, re, regine, razze, storie,
racconti, miti, leggende, palazzi, castelli, torri e ponti.
Ma le lingue? Finché si tratta di Storia e Geografia siamo capaci tutti. Per le razze ti attieni a quelle classiche,
inventate da altri prima di te, al massimo aggiungi qualche piccola modifica.
Ma le lingue? Creare un'intera lingua non è cosa da poco! Se in più ci aggiungi un alfabeto nuovo, diventa
ancora più complesso. Maiuscole, minuscole, punteggiatura, verbi, aggettivi, casi, coniugazioni, eccezioni,
congiunzioni e avverbi. Poi devi pensare anche alla musicalità, pensare all'evoluzione della lingua durante la
storia della razza che la parla; razza che hai appena inventato. Ti passa quasi la voglia!
John Ronald Reuel Tolkien ne ha inventate parecchie. Per lui era un hobby, un vizio segreto (“Il medioevo e il fantastico” - Bompiani), un gioco. Iniziò già da bambino, quando l'idea di Arda era ancora prigioniera nella sua mente. Varie furono le lingue che lo ispirarono per le sue creazioni, tra le quali il gallese, il suomi, il greco e l'italiano.
Nel mondo di Arda diede voce agli Ainur (Valarin e Linguaggio Nero), Uomini (Adûnaico. Rohirric, ...), Nani (Khuzdul), Ent (Nuovo e Vecchio Entese) ed Elfi.
Le lingue elfiche sono di sicuro le più conosciute e complete, in particolar modo il Quenya (Alto Elfico) e il
Sindarin (Grigio Elfico).
Compaiono entrambe sia nei film di Peter Jackson che nei vari libri scritti da Tolkien, tanto nelle opere classiche che in quelle pubblicate postume.

Il Quenya, durante la Terza Era, è considerato una sorta di “latino”; non viene parlato dagli elfi della Terra di
Mezzo, se non in cerimonie o in opere scritte. Viene parlato in Aman, nel regno di Valinor, dagli Elfi Noldor e Vanyar.
Il più celebre brano in Quenya è il “Lamento di Galadriel”, cantato dalla Dama di Lothlórien mentre la Compagnia dell'Anello lasciava il suo regno sulle acque dell'Anduin.



Esiste una registrazione del Professore che recita questo pezzo: http://youtu.be/dUAlX0dibMo

Un'altra frase famosa la rivolge Frodo all'elfo Gildor Inglorion: « Elen síla lúmenn'omentielvo » (Una stella
brilla sull'ora del nostro incontro), purtroppo omessa nel film in quanto gli Hobbit non si soffermano a parlare
con gli elfi che incontrano nei boschi.

Il canto di Aragorn durante la sua incoronazione a Re sono le parole che Elendil pronunciò quando giunse sulla Terra di Mezzo dopo la Caduta di Númenor « Et Eärello Endorenna utúlien. Sinome maruvan ar Hildinyar tenn' Ambar-metta! » (Giungo dal Grande Mare nella Terra di mezzo. Sarà questa la mia dimora, e quella dei miei eredi, sino alla fine del mondo! )

Tolkien ha inoltre tradotto in Quenya anche le preghiere cristiane del Padre Nostro e dell'Ave Maria.

In seguito all'Oscuramento di Valinor da parte di Melkor, Fëanor guida la fuga dei Noldor verso la Terra di
Mezzo combattendo contro gli elfi Teleri di Alqualondë, uccidendoli e rubando loro le navi necessarie alla
traversata del mare. Quando la notizia di questo fratricidio giunse alle orecchie di Elu Thingol, Re dei Sindar
nel Doriath, inveì contro i Noldor e proibì l'utilizzo della lingua da loro parlata, il Quenya:

« Mai più alle mie orecchie risuoni la lingua di coloro che in Alqualondë hanno sterminato i miei consanguinei! Né sia più pubblicamente parlata nel mio regno, finché io sieda su questo trono. Tutti i Sindar devono essere informati del mio ordine di non usare la favella dei Noldor né di rispondere a chi con essa si rivolga loro. E chiunque vi faccia ricorso, sarà considerato fratricida e traditore impenitente. »
Fu questo bando uno dei motivi principali che favorì la diffusione del Sindarin tra tutte le genti della Terra di
Mezzo e di Númenor, sebbene il nome dei Re dell'Ovesturia fosse in Quenya (es. Tar-Minyatur è il nome
Quenya di Re Elros).

Il Sindarin, dunque, è la lingua parlata dagli elfi Sindar, ovvero quella parte dei Teleri che partì per il lungo
viaggio verso Aman, ma che in Aman non arrivò mai, fermandosi nel Beleriand.
Curiosamente, il termine Sindar non è una parola della lingua Sindarin, ma bensì è una parola Quenya, creata dai Noldor tornati nella Terra di Mezzo in seguito all'esilio.
In Telerin comune (la lingua da cui derivarono il Telerin di Valinor e il Sindarin) questo popolo si chiamava Lindar, ma i Lindar si riferivano a loro stessi chiamandosi semplicemente Edhil, Elfi (edhel al singolare).




Il Cancello di Moria che la Compagnia dell'Anello attraversa ha sopra incisa una frase in Sindarin, scritta
utilizzando le Tengwar di Feanor nel modo tipico del Beleriand. La scritta recita « Ennyn Durin Aran Moria: pedo mellon a minno. Im Narvi hain echant: Celebrimbor o Eregion teithant i thiw hin. » (Le Porte di Durin, Signore di Moria. Dite, amici, ed entrate. Io, Narvi, le feci. Celebrimbor dell'Agrifogliere tracciò questi segni.)

Una delle invocazioni usate da Gandalf per aprire il Cancello è anch'essa in Sindarin: « Annon edhellen, edro hi ammen! Fennas nogothrim, lasto beth lammen! » (Porta Elfica apriti ora per noi; ingresso del Popolo dei Nani ascolta le parole della mia lingua).


Il Sindarin è la lingua comunemente parlata nella Terza Era da tutti gli elfi, compresi quelli di origine Noldor, ad esempio Galadriel.
Per scrivere il Sindarin si utilizzano le Tengwar, lettere inventate da Fëanor usate per scrivere anche in molti
altri linguaggi, Quenya compreso. L'evoluzione dell'utilizzo delle Tengwar è complesso tanto quanto
l'evoluzione delle lingue che con esse si rappresentano.
Durante la Terza Era esistono sostanzialmente quattro utilizzi differenti delle Tengwar: due per scrivere in
Sindarin (Il Modo del Beleriand, usato a Gran Burrone e per l'inscrizione sul Cancello di Moria, e il Modo di Gondor, in utilizzo presso il regno degli Uomini), uno per il Quenya e uno per il Linguaggio Nero.

Il Linguaggio Nero deriva dal Valarin, la lingua parlata in Valinor dagli Ainur.
Essendo Melkor un Vala, e il suo successore Sauron in Maia è comprensibile perché si siano rifatti alla lingua
originaria. Non vi sono molti testi in questa lingua, anche perché ne esistono diverse versioni. In questa lingua
è stata scritta la celeberrima incisione sull'Unico Anello:
« Ash nazg durbatulûk, ash nazg gimbatul,
Ash nazg thrakatulûk agh burzum-ishi krimpatul »

« Un anello per domarli, un anello per trovarli,
Un anello per ghermirli e nel buio incatenarli. »




La magnificenza e la grandezza del lavoro di Tolkien non può che lasciare stupefatti coloro che si appassionano alle lingue da lui create. Il Professore affermò che « Nessuno mi crede quando dico che il mio lungo libro [Il Signore degli Anelli, nda] è un tentativo di creare un mondo in cui una forma di linguaggio accettabile dal mio personale senso estetico possa sembrare reale. Ma è vero »
In quest'ottica può sembrare che Il Signore degli Anelli, e forse tutte le opere di Tolkien sul fantastico mondo
di Arda, siano state create semplicemente per potergli permettere di dare una vita e una collocazione alle
lingue da lui create.
Un amore per lingue talmente ampio da creare un universo che rimarrà nella storia.

Filippo Grecchi
~ Lórien



sabato 22 febbraio 2014

La cosmologia di Eä

Carissimi lettori, vi stanno piacendo gli articoli? Io spero che molti di voi, dopo questo evento, si avvicineranno al mondo di Tolkien. Ma continuiamo con gli articoli! Oggi potrete leggere un articolo scritto dall'autore Antonio Polosa.

La cosmologia di Eä

«In principio esisteva Eru, l'Uno, che in Arda è chiamato Ilúvatar; ed egli creò per primi gli Ainur, i Santi, rampolli del suo pensiero, ed essi erano con lui prima che ogni altra cosa fosse creata.»

È così che inizia il Silmarillion, la storia dell'universo immaginario creato da Tolkien, un mondo che chiunque si ritenga Fan dello scrittore Britannico conosce, si potrebbe dire, quasi meglio del suo. Perché se pur le teorie sulla creazione del nostro universo siano tante e conflittuali, partendo dalla scienza e passando per le varie religioni, l'Eä (l'universo creato da Tolkien) ha già le sue risposte e verità. Eppure molti di noi - me compreso fino a poco tempo fa - tutto quello che conoscono l'hanno appreso dal racconto dello hobbit e da quello del signore degli anelli e, credetemi, questi voluminosi testi non sono altro che una minima parte dell'immenso lavoro del Maestro.

Prima di parlavi della creazione di questo fantastico mondo vi faccio però due premesse: la prima è che questa "storia" questa Mitologia, è così ricca di elementi e complessa che per capirla o anche solo per parlarne, bisognerebbe non solo aver letto tutti i testi scritti dallo stesso Tolkien ma anche studiarli al pari di una qualsiasi mitologia o religione. Quindi, con immensa umiltà, proverò a parlarvi di Eä e di Arda, della musica degli Ainur e dell'avvento del male nella terra di mezzo. La seconda premessa riguarda chiunque abbia intenzione di leggere il silmarillion: parlerò solo della prima parte di esso, delle sue prime pagine per indurre chiunque non abbia ancora comprato questo capolavoro a cambiare idea e allo stesso tempo per conoscere le opinioni di chi invece ha già letto tutto il necessario su Eä per poterne parlare liberamente.

La Musica degli Ainur
Ebbene sì, l'Eä che non è altro che l'universo, è stato generato dalla musica degli Ainur - ovvero esseri nati dalla mente di Eru - Insomma, chi non ama la musica? Soprattutto in questa generazione del web chi ancora si permette di passare una giornata nel silenzio? Quasi nessuno. 


«Ed egli parlò loro, proponendo temi musicali; ed essi cantarono al suo cospetto, ed egli ne fu lieto [...] Allora la voce degli Ainur, quasi con arpe e liuti, e flauti e trombe, e viole e organi, quasi con innumerevoli cori che cantassero con parole, prese a plasmare il tema di Ilùvatar in una grande musica...» quindi è inutile dirvi che l'intera opera è pura poesia, materiale che negli anni ha ispirato diversi compositori e gruppi a scrivere sinfonie così come per lo stesso Howard Shore, compositore delle colonne sonore degli adattamenti cinematografici di Peter Jackson.

Nota poco importante: queste stesse sinfonie stanno influenzando l'articolo durante la sua scrittura.
(http://www.youtube.com/watch?v=ybZINoDv8I8)


«Ma, col progredire del tema, nel cuore di Melkor sorse l’idea di inserire trovate frutto della propria immaginazione, che non erano in accordo con il tema di Ilùvatar, ed egli con ciò intendeva accrescere la potenza e la gloria della parte assegnatagli.» Melkor, seppur comunque figlio di Eru, è colui che diventerà in seguito il primo signore oscuro conosciuto poi come Morgoth, ovvero il maestro di Sauron stesso. Lui, il più potente degli Ainur che accecato dalla brama di potere e soprattutto dall'invidia, cede all'oscurità e sfida il potere stesso del suo creatore. -Proprio come il Lucifero dell'antico testamento-

«Perciò io dico: Eä! Che queste cose siano! E io invierò nel Vuoto la Fiamma Imperitura, ed essa sarà nel cuore del Mondo, e il Mondo sarà; e quelli tra voi che lo vogliono, possono andarvi» Eä significa letteralmente: Sia! E attraverso questo comando e per il naturale potere della Fiamma Imperitura, ovvero l'essenza divina di Eru con la capacità di conferire esistenza ai pensieri e sensazioni, l'universo così come progettato attraverso il loro canto diventò realtà.

Già fino a questo punto si possono notare diversi riferimenti alla bibbia, anche se Tolkien ha più volte sottolineato che non esiste nessun riferimento diretto fra la sua opera di fantasia e le Sacre Scritture della cristianità. Possiamo credergli o non farlo ma qualunque sia la risposta a questa domanda, io personalmente trovo le sue idee comunque creative e originali. Per questo quoto volentieri "l'innocenza" di Tolkien contro queste accuse: ispirarsi è lecito, trasformare elementi già esistenti e migliorarli è arte, fare di quella piccola idea iniziale un'opera magistrale pari alle più grandi mitologie del mondo è da Dio. Perché Tolkien è il Dio, l'Eru di tutti quelli che oggi amano ogni sfumatura del fantasy. Noi Siamo gli Ainur di Tolkien, i rampolli del suo pensiero. I suoi racconti sono pura Fiamma Imperitura, capaci davvero di dare esistenza a quei pensieri e a quelle sensazioni da loro trasmesse, e coloro che lo criticano e lo rinnegano sono invece come Melkor; semplicemente non sanno che la sua Fiamma non da vita a lettori che sono sotto il dominio del proprio creatore ma a creature indipendenti, che il creatore può amare e a cui il creatore può dare preziosi insegnamenti.

Concludo con un ritorno al principio e con una domanda rivolta a voi lettori. Qual è la vostra Musica degli Ainur? Quale canzone o sinfonia ha il potere di plasmare i vostri pensieri e le vostre sensazioni, svolgendo lo stesso ruolo della Fiamma Imperitura?

Antonio Polosa






  

Giveaway: Il signore degli anelli, il dvd della trilogia!

Carissimi lettori, arriva il secondo giveaway, siete tantissimi al primo *__* e spero che vi piaccia anche questo!
Abbiamo pensato di regalarvi il dvd della trilogia de Il signore degli anelli, sicuramente li avrete visti, però in questo modo potete guardarlo ogni volta che volete!

IL SIGNORE DEGLI ANELLI
La trilogia


« Tre Anelli ai Re degli Elfi sotto il cielo che risplende,
Sette ai Principi dei Nani nelle loro rocche di pietra,
Nove agli Uomini Mortali che la triste morte attende,
Uno per l'Oscuro Sire chiuso nella reggia tetra,
Nella Terra di Mordor, dove l'Ombra nera scende.
Un Anello per domarli, un Anello per trovarli,
Un Anello per ghermirli e nel buio incatenarli.
Nella Terra di Mordor, dove l'Ombra cupa scende. »



IL GIVEAWAY
  1. Come unica regola, dovete commentare questo post per confermare la vostra partecipazione. E lasciarci un'email, così possiamo contattarvi in caso di vittoria!


Il vincitore sarà scelto attraverso sorteggio, sul sito random.org. Quindi non saremo noi a scegliere il vincitore! Vorremmo premiarvi tutti, ma abbiamo un solo libro a disposizione.

AVETE TEMPO PER PARTECIPARE FINO AL 2 MARZO!


BUONA FORTUNA!

Tolkien: Istruzioni per l'uso

Carissimi lettori, vi vedo molto attivi e mi fa piacere ^^ mi piace vedervi così partecipi, soprattutto per quanto riguarda questo evento che mi sta particolarmente a cuore. Spero che gli articoli vi stiano piacendo ^^ io ringrazio ancora una volta tutte le persone che stanno collaborando, sono delle persone fantastiche che come me amano il professore!

Oggi vi faccio leggere un articolo davvero divertente, ma molto interessante. Scritto dalla scrittrice Julia Sienna, si tratta di un articolo che può far cambiare idea a molti lettori su Tolkien, insomma buona lettura!


Tolkien: istruzioni per l'uso. Ovvero perché BISOGNA leggere le opere del Professore.
Salve a tutti, cari amici, e benvenuti anche da parte mia a questa nuova giornata tolkieniana!
Prima di catapultarvi nelle mie personali elucubrazioni mentali, credo sia giusto concedermi/vi una piccola premessa del perché abbia deciso di parlarvi proprio di questo bizzarro argomento (Sì, mi permetto anch'io il mio “A proposito dell'Erba Pipa”). L'idea per questo articoletto nasce da alcune riflessioni che mi hanno sempre rapito ogni volta si parlasse del Professore: perché non si riesce mai a conciliare una visione su Tolkien? Perché deve sempre essere messo in confronto ad altri autori come l'amico Lewis o Martin? Insomma, perché viene sempre esaltato o sminuito?
Sinceramente, non sono ancora riuscita a trovare una risposta per queste fratture tra lettori, banalmente giustificabili con il solito “gusto personale”, eppure sono riuscita a ricondurre tutto questo movimento e agitazione, che si sono sempre creati attorno al Professore, a un unico elemento: tutti percepiscono il suo operato come qualcosa di più grande di una semplice espressione letteraria e, proprio partendo da questa convinzione, che si è radicata dentro di me, ho voluto parlarvi del perché si debba amare il compendio tolkienano e non perdersi l'occasione per leggerlo.
Quindi, pronti? Ecco le istruzioni per l'uso di una delle figure più interessanti del XX secolo!

Un ricetta per cominciare...
Bene, eccoci qui, amici! Ma per immergerci correttamente in questa discussione, abbiamo bisogno di indicare quali ingredienti ci serviranno, volutamente ridotti a un minimo esemplificativo:

  1. 1,4 kg di un vecchio e pesante Signore degli Anelli;
  2. 300 grammi abbondanti di Lo Hobbit;
  3. 250 grammi di Roverandom;
  4. 500 grammi di Silmarillion;
  5. due cucchiai di Tom Bombadil;
  6. un pizzico di Racconti Perduti e Ritrovati;
  7. e una tazza di cioccolata calda, che non guasta mai durante la lettura.
Ora siamo pronti con tutto ciò che ci serve per discutere di questo “spinoso” argomento. Gli ingredienti vanno benissimo anche per chi non abbia mai letto nulla di Tolkien, prendeteli come una piccola bibliografia di riferimento! Anzi, spero che leggendo queste mie parole possiate trovare la voglia per scoprire di più sul nostro amato Professore.
Come già anticipato nella premessa, nella figura di Tolkien si riesce a condensare uno degli autori più confrontati con altri, criticati e, allo stesso tempo, più seguiti e amati. O lo si ama o lo si odia, insomma, ma vediamo nello specifico perché abbia senso amarlo e non odiarlo, anche partendo dall'analisi di quelle che generalmente vengono definite come le sue maggiori pecche.

L'Epica Moderna
Uno dei primi appunti che viene mosso contro il Professore, nella nostra attualità, è proprio la sua poca
adesione alla realtà, il fatto di abbandonarsi spesso a un'epicità troppo lontana che contrasta con la tendenza attuale di un fantasy molto più realistico e concreto.
Bene, partiamo con il dire che pretendere che un'opera scritta da un filologo di istruzione ottocentesca possa ragguagliare le concezioni di cosa è il fantasy oggi è una cosa bruttissima quanto meno fantascienza, per restare nell'ambito del “fanta”... Se non altro, considerando che molte di queste opere, oggi prese come esempio di corretto fantasy, non sarebbero neppure esistite senza la precedente presenza di libri come Il Signore degli Anelli, per citarne uno tra i più conosciuti.
Per giudicare un operato mastodontico come quello di Tolkien bisogna infatti partire da considerazioni diverse, che fanno emergere la complessità e la profondità culturale di un soggetto che, prima di essere scrittore, è stato inventore di un mondo e di una nuova epica, riferita a un mondo sì fantastico, ma che voleva porre le origini mitiche di un mondo reale.
L'epopea tolkieniana infatti non è solo un esperimento letterario, ma è prima di tutto un esperimento epico che, guardando al passato, all'operato di un Virgilio e alla mitologia germanico-inglese, ha provato a donare all'Inghilterra un passato tra lo storico e il favolistico che mai si sarebbe sognata di avere.
L'intento primario della creazione del mondo di Arda è quindi da ricondurre a intenti mitologico-simbolici, che portano già oltre la normale concezione letteraria le opere del Professore.
Tolkien oltre che scrittore, è stato infatti prima di tutto filologo (inglese e germanico), glottoteta e studioso di letteratura medievale, elementi che non possono essere separati dalle opere che ha realizzato nel corso della sua vita. *Sveglia con uno scossone chi si è addormentato sulla parola “glottoteta”*
Notiamo già quindi che i presupposti per la creazione letteraria sono ben diversi e molto più profondi di quelli che possono attualmente portare uno scrittore a narrare di storie epiche e fantastiche. Tolkien nasce con l'idea di creare un compendio di una nuova mitologia e di comunicarla ai fruitori, lettori in questo caso, tramite un mezzo che ha sempre amato e rispettato: il libro. (Fangirl-mode on: non è forse un grande, eh? Eh? EH? *-*)

Prima della Marvel
Strettamente legata al concetto di nuova epica è anche la seconda critica che viene di solito mossa all'operato di Tolkien, ovvero la sua estrema categorizzazione del Bene e del Male, che influisce positivamente o negativamente su tutti i personaggi.
Analizziamo Il Signore degli Anelli, per prendere un'unica opera di riferimento. Ecco, come avevamo già detto nel punto precedente, Tolkien non sta creando un'opera letteraria, una bella storia per intenderci, ma pone le basi di una nuova mitologia.
Sono forse diversi gli eroi mitologici dagli eroi tolkieniani? No, anzi, spesso sono molto più statici e meno sfaccettati dei personaggi del Professore. Qualcuno ha mai pensato di definire Enea “troppo buono” o “troppo fedele alla sua causa” o Beowulf “troppo ossessionato dal drago” (Sì, Beo, effettivamente non stavi tanto bene...), non mi pare, e dovremmo imparare a giudicare anche gli eroi tolkieniani in quest'ottica, un'ottica che pone in loro delle valenze superiori a quelle di un normale personaggio letterario.
Il dualismo del Bene e del Male sono il motore dell'epicità e non solo classica, germanica o norrena, ma addirittura di quella che può definirsi l'epicità cristiano-ebraica.
Tolkien venne anche accusato di aver tratto fin troppa materia dalla Bibbia, ma a suo favore possiamo sempre ricondurre la necessità di ricreare nelle sue leggende qualcosa che avesse a che fare con gli archetipi di ogni cultura europea, quindi sì, perché non citare e rivoluzionare anche archetipi tratti dal miglior best-seller di tutti i tempi? (Per approfondire questo punto seguite l'intervento di quel gran sacramento di mio caro amico che è Antonio Polosa! )
In sostanza quindi, dobbiamo pensare agli eroi e anti-eroi tolkieniani come dei precursori di quella che sarebbe stata la futura stagione dei super-eroi della Marvel. Eroi che sono tali per il loro valore morale e anche per condizioni “magiche” che non vengono più di tanto indagate, come vorrebbe invece la critica moderna, che riconosce questa “mancanza” del Professore come una tremenda pecca. Siamo di fronte a personaggi epici colti in un momento soltanto della loro immensa vita, non a personaggi letterari. Le loro spiegazioni emergono in altre opere, in ricerche cosmogoniche ed eziologiche e non in banali spiegazioni di “come fa Gandalf ad accendere il suo bastone?”. (Fangirl-mode on: anche perché io non ho mai chiesto a Stan Lee come diavolo facesse Spiderman a sparare ragnatele dai polsi!!! D: )

Dopo i Grimm.
Se c'è chi critica il Professore per la sua eccessiva epicità, non manca chi lo critica per la sua eccessiva volontà favolistica. (Allora, mettevi d'accordo!)
Partiamo con il dire che Tolkien è sempre stato un uomo molto affezionato alla tradizione favolistica della sua terra, che ha sempre costituito una forma di leggenda a parte. Ora, perché escludere i bambini da quello che può essere il suo nuovo mondo epico? Perché limitare la sua fantasia solo a una letteratura per adulti? Ma certo che non poteva, il nostro super Professore, e così si è adoperato nel creare opere che potessero piacere anche ai più piccoli, creando una sorta di piccolo compendio favolistico/fiabistico sulla falsariga dei Grimm, solo che questa volta le leggende per i più piccoli erano tutte create dalla sua instancabile fantasia e non raccolte dalla tradizione. Un esempio è il bellissimo romanzetto Roverandom, che consiglio a tutti di leggere. È proprio qui che emerge la sfavillante fantasia di Tolkien e troverete anche simpatici deja-vu delle opere più “importanti”. (Leggilo, leggilo, leggilo!)

Il fascino delle parole
Un'altra delle critiche più feroci rivolte a Tolkien è la sua presunta eccessiva prolissità o, come si direbbe ora, la sua tendenza all'infodump. Questo elemento è tanto sentito dalla media dei lettori (e critici, o presunti tali) da trasformarlo in simpatico paragone per insultare i neo-scrittori fantasy nelle più accanite recensioni. “Ah Tolkien dei poveri, taglia 'sta menata sulle coltivazioni delle patate nelle terre del nord!”, quante di queste battute abbiamo letto nel corso delle nostre peregrinazioni tra blog e amazon vari per scovare qualcosa di buono da leggere?
Come per gli altri punti, anche questo viene risolto da una semplice considerazione: lo stile da alcuni definito prolisso di Tolkien è comunque lo stile di norma di un uomo inglese di formazione ottocentesca, uomo che per di più guarda al passato per dare una storia alla nazione. Risulta perciò assurdo pensare che possa esserci un reale confronto tra lo stile asciutto dei nostri giorni con lo stile di derivazione vittoriana, che subisce la influenze di Scott e di altri autori del passato. (E se lo fai, sei una cattiva persona) Anzi, per i suoi contemporanei, Tolkien era fin troppo asciutto, tanto da essere considerato come “un narratore di seconda categoria” e così non compreso nella giuria del premio Nobel.
Altro pregio della scrittura di Tolkien è sicuramente quella di saper andare oltre la sua strutturale complessità. Nonostante ciò, infatti, riesce a ricreare un messaggio facile, che può essere recepito da chiunque, trasformando così la sua epopea in qualcosa di popolare e analizzabile a tantissimi livelli.
Quanti autori possono dire di aver fatto questo?

Un uomo per tutte le stagioni
In conclusione possiamo dire quindi che Tolkien è stata una delle figure più eclettiche del XX secolo, capace di saper creare un mondo e adattarlo a ogni faccia possibile di lettori. Ha creato un'epica nuova, una mitologia nuova e nuove dinamiche narrative che continuano a far sognare grandi e piccini tutt'oggi. Il tutto espresso in uno stile unico capace di coinvolgere ogni tipologia di lettore.
Insomma, dopo questo lunghissimo pippone galattico intervento (poveretti, vi avrò fatto addormentare a metà...), vi ho convinto a leggere il Professore o ad amarlo ancora di più? *-*
A voi la parola, a me non resta che salutarvi con affetto!

Julia






venerdì 21 febbraio 2014

Giveaway tolkieniano: Lo hobbit, il libro

Buon pomeriggio a tutti carissimi lettori, sono strafelice di vedervi partecipare *___* e vedervi entusiasti dell'evento, grazie davvero!
Oggi come promesso, vi parlo del primo giveaway (ne seguiranno altri 2).
Per ora tutti parlano de Lo hobbit, grazie anche ai film, quindi abbiamo pensato di far felice qualcuno di voi che ancora non ha questo fantastico libro! Vogliamo invogliare sempre più persone a leggere il professore. Abbiamo pensato, inoltre, di regalarvi la copia con la cover originale (e non quella del film), all'interno del libro ci sono pure delle fantastiche immagini!

LO HOBBIT

AUTORE: J.R.R. Tolkien
EDITORE: Bompiani
PAGINE: 410

Pubblicato per la prima volta nel 1937, Lo Hobbit è per i lettori di tutto il mondo il primo capitolo del Signore degli Anelli, uno dei massimi cicli narrativi del XX secolo. Protagonisti della vicenda sono, per l'appunto, gli hobbit, piccoli esseri "dolci come il miele e resistenti come le radici di alberi secolari", che vivono con semplicità e saggezza in un idillico scenario di campagna: la Contea. La placida esistenza degli hobbit viene turbata quando il mago Gandalf e tredici nani si presentano alla porta dell'ignaro Bilbo Baggins e lo trascinano in una pericolosa avventura. Lo scopo è la riconquista di un leggendario tesoro, custodito da Smaug, un grande e temibile drago. Bilbo, riluttante, si imbarca nell'impresa, inconsapevole che lungo il cammino s'imbatterà in una strana creatura di nome Gollum. Questa edizione vede la nuova traduzione della Società Tolkieniana Italiana, e le splendide illustrazioni di Alan Lee.


"...Improvvisamente la mano andò a sfiorare per caso qualcosa che al tatto sembrava un sottile anello di metallo freddo, giacente sul fondo del tunnel. Bilbo era a un punto cruciale della sua vita, ma non lo sapeva."


IL GIVEAWAY
  1. Come unica regola, dovete commentare questo post per confermare la vostra partecipazione. E lasciarci un'email, così possiamo contattarvi in caso di vittoria!


Il vincitore sarà scelto attraverso sorteggio, sul sito random.org. Quindi non saremo noi a scegliere il vincitore! Vorremmo premiarvi tutti, ma abbiamo un solo libro a disposizione.

AVETE TEMPO PER PARTECIPARE FINO AL 2 MARZO!


BUONA FORTUNA!
E anche Radagast vi augura buona fortuna...


TURIN,BILBO E FRODO....3 EROI COMPLETAMENTE DIVERSI FRA DI LORO

Buongiorno a tutti ^^ spero che gli articoli di ieri vi siano piaciuti! Oggi iniziamo presto con un altro articolo, di pomeriggio potrete partecipare al primo giveaway.
Intanto, vi faccio leggere questo fantastico articolo di Laura Luthien, che ho conosciuto proprio per questo evento e per me è una persona fantastica. Lei è una degli amministratori della pagina Facebook Il secondo mondo di Tolkien - La Terra di Mezzo



TURIN, BILBO E FRODO

Turin figlio di Hurin e di Morwen nasce in una Terra di Mezzo devastata da Morgoth e dalle sue terribili armate. Hurin, è stato catturato e su di lui e la sua famiglia scende la maledizione dell’Oscuro Signore.
Ma Túrin rifiuta di essere abbattuto da Morgoth e nel corso della sua vita dà inizio alla leggenda di un eroe mortale che unirà a sé una banda di fuorilegge e gradualmente inizierà una guerra personale contro la supremazia di Morgoth sul Beleriand.
Allora Melkor rivelerà la sua arma peggiore, Glaurung , il primo dei Draghi, che verrà sconfitto proprio dal nostro Eroe!
Turin durante la sua vita dovrà affrontare mille peripezie, ignaro della maledizione che l’Oscuro Signore ha fatto cadere su di lui e aggredirà le difficoltà con grandissimo senso di orgoglio personale , onore e coraggio.
Non si abbatterà mai nonostante le dure prove che si svilupperanno nel suo cammino: come la morte del suo più caro amico, Beleg Arcoforte (per mano sua involontariamente) e riuscirà a essere finalmente Padrone del Proprio destino.
Con Turin abbiamo un uomo che non ha paura di niente e che sa cambiare le sorti della propria vita, un uomo sfortunato e mai libero di vivere con leggerezza e allegria che ,nonostante tutto, è fiero della sua anima combattiva e perseverante.
La sua esistenza sarà un climax ascendente di sfortune che avranno fine solo con il suo suicidio. Quì di seguito è riportata una delle massime che racchiude in sè tutta la tragicità della sua storia:


«Nienòr guardando Turin gridò: "Addio due volte amato!
A Túrin Turambar turún' ambartanen: dominatore della sorte dominato dalla sorte! Felice tu che sei morto!»



Bilbo è uno hobbit della Contea ,zio di Frodo Baggins, nonché uno fra i possessori dell'Anello del potere, prezioso manufatto creato da Sauron che Bilbo trova all'interno della caverna di Gollum.
La cerca di Erebor ( nei Racconti incompiuti), racconto in prima persona di Gandalf ai fatti accaduti nella prima parte de Lo Hobbit , descrive Bilbo come un giovane strano e appassionato per le avventure .
All’inizio del Lo Hobbit però troviamo un Bilbo totalmente diverso: avaro, goffo senza più le aspirazioni di una volta.
Come lo descrive Tolkien a questo punto?.
Come un tipo sedentario a cui piace dormire, fumare la pipa e fare anelli di fumo, esattamente come ad ogni altro membro della sua specie.
Man mano che uno si addentra nel Lo Hobbit, non può non notare come Bilbo si evolvi in un personaggio dal carattere molto più forte e determinato ,intelligente e astuto al punto tale da diventare quasi il consigliere, del suo gruppo di avventure, in molte occasioni.
Nel finale del romanzo si assiste alla definitiva trasformazione del personaggio: dopo il viaggio Bilbo diventa una persona stravagante e consapevole delle proprie forze.
Ecco a voi un estratto del Lo Hobbit in cui si denoti quanto il nostro piccolo eroe sia diventato prezioso per la compagnia:


« In te c’è più di quanto tu non sappia, figlio dell’Occidente cortese. Coraggio e saggezza, in giusta misura mischiati. Se un maggior numero di noi stimasse cibo, allegria e canzoni al di sopra dei tesori d’oro, questo sarebbe un mondo più lieto. » (Thorin Scudodiquercia a Bilbo Baggins in Lo Hobbit, pag. 353)




Frodo Baggins è uno dei protagonisti de Il Signore degli Anelli , nipote di Bilbo da cui sarà adottato dopo la perdita di ambedue i genitori.
Con l’Anello del potere si reca a Gran Burrone ,dove entra a far parte della Compagnia dell'Anello, insieme al suo fidato giardiniere Sam, con il compito di distruggere l’Anello.
Egli sarà supportato in questa impresa da altri otto compagni di viaggio.
Fin da bambino aveva sempre ascoltato i racconti di suo zio Bilbo riguardanti le sue avventure al di fuori della Contea.
Elfi, draghi e cavalieri.
Quelle avventure lo intrigavano molto e pensava che anche lui un giorno avrebbe vissuto quelle esperienze.
O almeno così pensava che fosse il suo viaggio, invece la sua avventura in realtà si rivelerà assai diversa da come egli immaginava .
Umile , tenero e sensibile avrà il coraggio di portare l’Anello sino a Mordor con uno spirito di sacrificio che non avrà eguali.
Come con Bilbo anche con Frodo l’Anello attuerà un profondo controllo; il carattere di Frodo diventerà sempre più cupo e aggressivo a tal punto da dimenticare la sua beata Contea con tutti i suoi profumi ,colori e sapori.


« Come fai a raccogliere le fila di una vecchia vita? Come fai ad andare avanti quando nel tuo cuore cominci a capire che non si torna indietro? Ci sono cose che il tempo non può accomodare, ferite talmente profonde che lasciano un segno. »
(Frodo in Il Signore degli Anelli - Il ritorno del Re)


Quì si può vedere quanto una grande esperienza cambi l’animo delle persone e quanto gli avvenimenti ti segnino profondamente così tanto da non poter tornare indietro.
Infatti Frodo andrà via dalla Terra di Mezzo e in compagnia di Bilbo e di altri amici salperà con una nave dai Porti Grigi , con rotta verso Valinor, dove spererà di trovare la giusta pace che egli merita.

Ho voluto con questo articolo mostrarvi brevemente quanto la figura dell’eroe in Tolkien possa assumere caratteristiche diverse, si passa infatti da un eroe tragico come Turin, a un Bilbo astuto e intelligente per poi finire con Frodo e il suo immenso spirito di abnegazione e la sua grande bontà.



Vorrei ringraziare dal profondo del mio cuore Christy Unbuonlibrononfiniscemai per avermi invitata per questo progetto, è stupendo poter realizzare qualcosa di personale partendo dalle opere di Tolkien ed è bellissimo fare gruppo con altri ragazzi!!!! Un bacione e un abbraccio a tutti! Grazie per l’attenzione!

 Laura Luthien


Voi chi preferite tra i tre eroi?






giovedì 20 febbraio 2014

La Compagnia dei nani

Carissimi lettori di Tolkien, le sorprese non sono ancora finite. Anche io ci tenevo a scrivere qualcosa e, dopo averci pensato a lungo, ho pensato di parlare dei nani.
Spesso non vengono considerati abbastanza e quando spesso si chiede qual è il personaggio preferito, quasi nessuno risponde con: Bofur, Bombur o Gimli. Perché sinceramente i nani non sono poi così belli e simpatici! Però nonostante questo voglio parlare di loro, perché sono fondamentale per le storie del professore e poi senza di loro Bilbo non sarebbe arrivato tanto lontano. Quindi buona lettura...


LA COMPAGNIA DEI NANI




I Nani sono una razza di Arda, il mondo fantastico creato da Tolkien.
All'inizio dei tempi, quando nessuna creatura parlante esisteva: Aulë, uno dei Valar (uno dei così detti Potenza del Mondo), decise di creare di nascosto una razza a cui affidare la sua abilità di fabbro.
Successivamente quando Aulë venne richiamato, perché lui non aveva il compito di creare, ma solo quello di organizzare le cose già esistente, rese i nani:


 « [...] forti e resistenti. Ne consegue che essi sono duri come sasso, testardi, pronti all’amicizia e all’ostilità, e sopportano le fatiche e la fame e il dolore fisico più impavidamente di ogni altro popolo parlante. E vivono a lungo, ben più degli Uomini, non tuttavia per sempre. Un tempo si riteneva, dagli Elfi della Terra di Mezzo, che, morendo, i nani tornassero alla terra e al sasso onde erano fatti; [...] »                                                            J.R.R. Tolkien, Il Silmarillion


Che lingua parlano i nani? Il nanesco o khuzdul
Rimasto invariato dalla sua ideazione, era protetto gelosamente dai Nani, tanto che sembra che nessuno che non fosse un nano potesse parlarlo. I nani tendevano ad utilizzare altre lingue nei rapporti con le altre genti, e ad usare il nanesco solo ed esclusivamente tra di loro. Per un nano, il proprio nome originale in nanesco era uno dei segreti più preziosi e meglio custoditi.


Ma non voglio rovinarvi la lettura di questo libro quindi sorvolo sul continuo. Ma voglio farvi conoscere i singoli nani de "Lo hobbit".

Lungobarbi o popolo di Durin, è il nome dato ad uno dei sette clan dei nani, discendenti diretti del più vecchio dei sette padri dei nani, Durin.
Il popolo di Durin si trasferì a est delle Montagne Nebbiose dove fondò la città di Khazad-dûm poi conosciuta come Moria.



THORIN SCUDODIQUERCIA



Thorin era solo un giovane principe quando il drago Smaug attaccò la regia di Erebor, cacciò via lui e la sua famiglia e sìimpadronì del tesoro. Privo di casa e di mezzi, fu costretto a vagare per la Terra di Mezzo e infine a stabilirsi nelle Montagne Azzurre, a nord-ovest della Contea. Lassù visse lavorando come fabbro, in attesa di riconquistare il trono del Re sotto la Montagna.
Il coraggioso Thorin combatté con grande onore nelle guerre dei nani. Durante la battaglia finale, perse lo scudo, ma afferrando un ramo riuscì a difendersi. Da allora prese il nome di Scudodiquercia e combatté usando il ramo al posto dello scudo.

LA SUA ARMA:

BOFUR  e BOMBUR



Nella Ricerca della Montagna Solitaria, oltre che da Thorin Bilbo è accompagnato da altri 12 nani. Alcuni, come Bofur e suo fratello Bombur, assomigliano più agli hobbit che ai nani e infatti, come Bilbo, passano il tempo a chiedersi da dove arriverà il loro prossimo pasto! Bombur è il principale cuoco della Compagnia e, se lo lasciassero fare, cucinerebbe così tanti pasti da riempire a sazietà lo stomaco di tutti, persino quello di Bilbo. Bofur ha un grande amore per la musica e il canto, proprio come uno hobbit.


BIFUR



Tra i compagni di Bilbo Bifur è forse il più strano di tutti. Porta ancora, piantata nella fronte, un'ascia arrugginita degli orchi: il suo aspetto è sufficiente a far scappare chiunque lo veda, anche a costo di abbandonare la colazione! Comunica con qualche grugnito o muovendo le mani. Diversamente da molti altri nani del gruppo, Bifur non discende da una famiglia nobile, ma da una lunga serie di semplici minatori e fabbri.




DWALIN e BALIN


Balin e suo fratello Dwalin sono due dei più cari amici di Thorin e sono tra i suoi più assidui sostenitori. Balin è saggio e tranquillo, Dwalin è più portato per l'azione. Balin è uno dei più vecchi del gruppo; è un signore dei nani ed è sempre disposto a dare saggi consigli agli amici. Dwalin è votato quanto il fratello alla missione di Thorin ed è un grande guerriero. Di tutta la Compagnia è il meno socievole e non si fida degli estranei, soprattutto se si tratta di elfi.


KILI e FILI


Non tutti i nani della Compagnia sono altrettanto preoccupati del loro stomaco (anche se tutti hanno certamente un sano appetito). Fili e il fratello Kili sono stati allevati dallo zio Thorin e si sono uniti alla Ricerca per aiutarlo a riconquistare l'antica città di Erebor e per scrivere il proprio nome nel libri di storia. Tutt'e due sono abili guerrieri che finora hanno condotto una vita tranquilla (almeno secondo i criteri dei nani!) e sono ansiosi di assaggiare per la prima volta il sapore dell'avventura.



DORI, NORI e ORI

Dori, Nori e Ori sono fratelli. 





Nori ha trascorso gran parte della vita cacciandosi nei guai, per poi fare ricorso alla sua astuzia per cercare di togliersi dagli impicci. In realtà, si è unito alla Ricerca per togliersi da una situazione imbarazzante. Purtroppo, la Ricerca della Montagna Solitaria pare averlo messo in guai superiori a quelli che si è lasciato alle spalle!








Diversamente dai fratelli, Ori ha un temperamento tranquillo e preferisce passare il tempo disegnando e
scrivendo sul suo diario, un po' come Bilbo. In genere si limita ad obbedire agli 
ordini degli altri, ma a volte sorprende tutti per la decisione e il coraggio di fronte al pericolo.















Dori è il più forte del gruppo e passa gran parte del tempo a controllare i fratelli. E' portato per l'abitudine ad aspettarsi sempre il peggio, soprattutto quando c'è di mezzo suo fratello Nori!













GLOIN e OIN


Quando si pensa a un nano, è probabile che venga in mente qualcuno come Gloin. Ha una barba grande e fiera come le sue collere, non tiene certo per sé le sue opinioni, è più portato ad agire che a riflettere ed è uno dei più forti e coraggiosi membri della Compagnia di Thorin.

Il fratello di Gloin, Oin, è il guaritore del gruppo ed è un genio con le pozioni e la medicina. Oin e Gloin non sono parenti di Thorin - sono nani del Nord - ma si sono uniti alla Ricerca per un senso di lealtà nei confronti di tutti i nani in genere. Oin ha anche un'altra ragione per augurarsi il successo della Ricerca: ha investito nella spedizione una grande quantità di denaro!



Io amo Balin, è troppo dolce *___* qual è il vostro preferito? Cosa ne pensate dei nani?






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