giovedì 4 febbraio 2016

Recensione: Sottomissione

Buon pomeriggio lettori e followers! Dopo un po' di tempo sono tornato e oggi potrete degustarvi  la recensione dell'ultimo romanzo che ho letto, un vero caso letterario sia positivamente che negativamente, abbastanza osteggiato dalla critica letteraria italiana.


SOTTOMISSIONE
Bompiani | 252 pp. | €17,50
A Parigi, in un indeterminato ma prossimo futuro, vive François, studioso di Huysmans, che ha scelto di dedicarsi alla carriera universitaria. Perso ormai qualsiasi entusiasmo verso l'insegnamento, la sua vita procede diligente, tranquilla e impermeabile ai grandi drammi della storia, infiammata solo da fugaci avventure con alcune studentesse, che hanno sovente la durata di un corso di studi. Ma qualcosa sta cambiando. La Francia è in piena campagna elettorale, le presidenziali vivono il loro momento cruciale. I tradizionali equilibri mutano. Nuove forze entrano in gioco, spaccano il sistema consolidato e lo fanno crollare. È un'implosione improvvisa ma senza scosse, che cresce e si sviluppa come un incubo che travolge anche François. "Sottomissione" è il romanzo più visionario e insieme realista di Michel Houellebecq, capace di trascinare su un terreno ambiguo e sfuggente il lettore che, come il protagonista, François, vedrà il mondo intorno a sé, improvvisamente e inesorabilmente, stravolgersi.



L’uomo incapace di vivere, un inetto che soltanto al tramonto della sua età si scontra con il muro della sua solitudine, della sua mancanza di affetti, della sua superficiale patina di noncuranza e dell’impossibilità di avere una seconda possibilità. Una riflessione sulle convenzioni sociali, sugli stereotipi dei rapporti interumani (con particolare riferimento alle relazioni amorose-sessuali), sulle aspettative stereotipate della felicità. Un capovolgimento dell’Occidente ad opera dell’Islam, l’ultimo atto di una decadenza ormai secolare. Una visione nuova, quasi visionaria, che trova già riscontro, a distanza di appena 1 anno dalla pubblicazione, nella società attuale e negli avvenimenti che la riguardano. Il tutto condito da una prosa lineare e scorrevole nonostante l’utilizzo di periodi lunghi e elaborati e la staticità degli eventi narrati in prima persona attraverso i pensieri del protagonista. È un libro variegato, un libro che affronta diversi temi mischiandoli con sapiente maestria senza annoiare, senza essere troppo prolisso  ma conciso, turbando, facendo insorgere dubbi e idee.
La vicenda si svolge nel 2022 e si incentra sulla elezione di un partito islamista alle elezioni presidenziali francesi e ai conseguenti cambiamenti che ciò comporta: dall'abbigliamento (vengono vietate minigonne e introdotto il velo per le donne) alle abitudini (alimenti, orari, assenza delle donne alle cerimonie ufficiali), dalle relazioni amorose (viene reintrodotta la poligamia) agli assetti sociali, dalle posizioni di lavoro all'obiettivo di creare un nuovo assetto geo-politico.

Arrivando in Place d’Italie fui preso dall’improvvisa sensazione che tutto potesse sparire. Quella piccola nera coi capelli ricci , con il culo sagomato dai jeans, che aspettava l’autobus 21, poteva sparire; era sicuramente in procinto di sparire o, quantomeno, di subire una pesante rieducazione.

Tuttavia questi avvenimenti (strutturali per la costruzione della trama) rimangono di sottofondo, filtrati dalla vita di Francois: è la storia di un individuo prima di essere una storia di cambiamento sociale. Il protagonista appare come un uomo piatto, asciutto, patetico a tratti, incapace di una relazione amorosa duratura, pervaso da un piacere fugace e non appagante, quasi alla ricerca di un’identità che non ha mai avuto, un’identità che ricerca (rileggendo le sue opere, compiendo gli stessi viaggi, soggiornando negli stessi luoghi) nello scrittore Huysmans a cui ha dedicato tutta la sua vita e la sua carriera universitaria.

E in virtù di cosa una vita ha bisogno di essere giustificata? La totalità degli animali e la schiacciante maggioranza degli uomini vivono senza mai provare il minimo bisogno di giustificazione.

La crisi di Francois rispetta quindi la crisi dell’Europa, stanca, debole, incapace di agire tra “una guerra e l’altra”, conquistata, e facilmente, dall’Islam che si presenta come uno strumento risolutore, in grado di ristabilire l’ordine nel caos, di rispondere alle esigenze di tutti e di sottometterli. Ma la sottomissione è un prezzo nullo se viene offerta la serenità, l’annullamento dello sbandamento generale, la felicità e la possibilità di una nuova vita. E questa sarà la più grande ereditarietà che Francois potrà ottenere. Infine, degno di attenzione, è anche il primo capitolo, ancora distante dai fatti centrali della narrazione, incentrato sulla figura dello scrittore e della letteratura che è arte, raggiungimento del sublime, ma prima di tutto storia di un uomo.

 VOTO:


Voi avete letto questo libro?
Che ne pensate?

2 commenti:

  1. Mi è arrivato giusto oggi in scambio e dovrò leggerlo per "dovere"; purtroppo mi è già stato spoilerato il finale ma sono molto curiosa. La tua recensione, comunque, mi fa ben sperare.

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