mercoledì 6 aprile 2016

La settimana dell'emergente 2: E dopo il primo libro?

Ci siamo chiesti cosa possa sperimentare un autore dopo aver pubblicato il primo volume e mentre si accinge a scrivere il secondo. Paura? Dubbi? Speranze? Tenacia? Abbiamo per questo chiesto a tre autori di dire la propria: Alessandra Cigalino, Antonio Polosa e M.J.Heron. Buona lettura :)


Alessandra Cigalino
Quando ho iniziato a scrivere “Love in a mystery”, primo volume della Saga di “Infinity”, nonché mio primo libro in assoluto, non avrei mai e poi mai creduto che la storia di Will e Beth potesse entrare nei cuori dei lettori in un modo così incredibile. Tutto ciò ha comportato, durante lo svolgimento del secondo volume, qualche volta, il terrore del confronto con il primo, a tal punto che temevo di deludere le aspettative di tutti coloro che attendevano con ansia di conoscere l’evoluzione della Saga.
Tuttavia, dopo quei brevi attimi di tensione e di paura, ho continuato a scrivere ascoltando ciò che i miei personaggi desideravano dire e soprattutto ascoltando sempre e solo il mio cuore, permettendogli di impartire le direttive. Ecco che, proprio grazie al cuore, ho preso coraggio e ho pubblicato da poco anche un libro che si allontana dal genere “paranormal” e che si avvicina al “romantic suspense”. In questo caso, i dubbi sul risultato sono ancora presenti in me, in quanto ho il terrore di ciò che potranno pensare i futuri lettori, non solo per la storia “particolare”, che si distanzia un poco dal classico romance, ma anche per la narrazione in terza persona, nata in me “per caso”, durante l’elaborazione di ”Gli occhi del tuo cuore”.
Pertanto, credo che l’ansia non possa mai andar via completamente, ma sono più che certa che, in qualunque situazione ci si trovi, l’unica cosa da fare sia ascoltare il cuore: unica bussola in grado di portarci verso la direzione esatta.

Antonio Polosa
Il secondo libro è...
sempre il più difficile,
nella carriera di un artista! (semi-cit.)
Così potrebbe sembrare, a dire il vero, ma la realtà è molto più complessa. Molto più soggettiva.
Ad esempio: il secondo libro di cui stiamo parlando è un seguito del primo? Se la risposta è sì, allora la regola sopra citata non ha molto valore. Quando si parla di un seguito, salvo incompetenze personali e\o idee stupide e incoerenti che male si intersecano con la prima parte, allora possiamo dire che, in linea di massima, abbiamo già la strada spianata. Se è un seguito di cui stiamo parlando, vi assicuro che avere già delle fondamenta aiuta molto; moltissimo. In questo caso l'unico dubbio che un autore andrà a porsi sarà: sono stato all'altezza del primo? Si nota, nel complesso, una maturità nello stile narrativo? I tempi, il carattere, le scelte; è tutto coerente con se stesso? Perché se la risposta a queste domande è un no, allora state certi che la vostra strada prenderà inevitabilmente la direzione inversa a quella ambita. Se, invece, stiamo parlando di un secondo romanzo totalmente differente, allora le cose si complicano sul serio. La semi-citazione di Caparezza certamente acquista un sapore amaro, lo stesso che hanno anche le verità scomode.
Tuttavia, se siete degli esseri umani con un minimo di capacità di apprendimento, scoprirete a vostre spese che questo percorso è obbligatorio. Non ci sono scorciatoie per il libro se non perfetto, almeno mediocre, quello degno di essere pubblicato o, perlomeno, letto. Ciò che più vi farà rizzare i capelli sulla nuca (in senso positivo) sarà la vostra personale crescita stilistica perché una volta concluso il secondo romanzo, quando rileggerete quello scritto l'anno o gli anni prima, le budella lotteranno per fuoriuscire dalla vostra trachea, dal canale attraverso il quale le cose solitamente tendono a entrare piuttosto che a uscire. Se ci avete messo anima e corpo, scoprirete quanta differenza può fare il tempo dedicato alla scrittura e sarà così -probabilmente- per sempre. Ogni qualvolta vi guarderete le spalle, scoprirete che non c'è mai limite all'evoluzione e proverete pena verso il voi del passato. Lo stesso, però, non si potrà dire della fantasia. Quella della fantasia, delle idee, è una strada totalmente inversa. A rigor di logica, il punto in cui probabilmente produrrete il vostro miglior scritto, con un giusto equilibrio di stile e di fantasia, di genio, sarà esattamente a metà carriera; attenzione: carriera, non età, quindi non si esclude il “dopo la vostra dipartita” ma a quel punto, ahimè...
Per concludere: se pensate che scrivere questo secondo romanzo sia stato difficile, complicato, allora andate avanti e riderete delle vostre vecchie paure. Fidatevi, perché ce ne saranno sempre di nuove e di più grandi. L'importante è non fermarsi mai!

M.J. Heron
Ringrazio Ezio che mi ha permesso di condividere la mia esperienza con voi, riassumendola in poche righe. Se state leggendo questo articolo è probabile che abbiate già scritto un romanzo o che stiate pensando di farlo.
Il primo “bimbo” nasce a volte un po' per scherzo, senza grandi aspettative. Di solito la storia bussa alla mente, i personaggi irrompono con prepotenza e noi ci limitiamo a seguirli nel percorso che loro hanno deciso di intraprendere. Se scrivere il primo libro è quindi una scelta genuina e forse un po' ingenua, tutt'altra cosa si verifica per la stesura del secondo romanzo (e direi anche per gli altri a seguire). L'autore parte già con un lungo elenco di consapevolezze.
Il mio libro non piacerà a tutti. Questa è la prima regola che ogni scrittore dovrà essere disposto ad accettare. Non è l'unica, ce ne sono altre che potrebbero minare il desiderio di dare vita alla seconda creatura:
1) Un elemento apprezzatissimo da un lettore potrà rivelarsi una vera delusione per un altro.
2) Ci sono lettori che si lasciano accompagnare dalla storia senza opporre resistenza, altri che non si accontentano mai. Ognuno percepisce un determinato fatto in base alle esperienze vissute, allo stato d'animo del momento, al feeling che si instaura con i personaggi. Leggere un romanzo è come viaggiare, ci sono luoghi che ci incantano, altri che a pelle non ci trasmettono l'energia giusta. Stessa cosa accade quando conosciamo nuove persone. Siamo onesti: ci piacciono forse tutti quelli che incontriamo?
3) Uno stesso personaggio a qualcuno può piacere alla follia, qualcun altro può addirittura arrivare a odiarlo.
L'elenco può continuare a lungo, ma questo non dovrà impedirvi di far correre le vostre dita sulla tastiera. È normale e doveroso considerare ogni critica, positiva o negativa che sia, ma guai a farsi condizionare dal parere di tutti. Si finirebbe per incatenare noi stessi e la nostra fantasia.
Io ho scelto di dare voce a quello che avevo dentro, di provare a tradurre in parole le emozioni che scorrevano nelle vene dei miei personaggi, senza avere la pretesa di piacere per forza a tutti quanti. Ho troppo rispetto per i miei lettori e quindi ritengo doveroso presentarmi a loro esattamente come sono, sperando che quello che scrivo possa sempre arrivare al loro cuore
In bocca al lupo a tutti voi!

Che ne pensate?
Voi cosa provereste/provate?

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