venerdì 14 luglio 2017

Recensione: Il corpo dei ricordi

Buongiorno carissimi lettori e buon fine settimana ** L'aria di mare mi fa proprio bene e sto trovando tanto tempo per leggere....era ora! Ho deciso di iniziare la stagione estiva dando spazio ad un'autrice emergente e...sono rimasto profondamente colpito. Curiosi? La recensione vi aspetta! :P


IL CORPO DEI RICORDI
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Milena Edizioni | 206 pp. | €12,00
In un paradiso terrestre come lo Stato, unico custode della cultura umana in un mondo ormai devastato dalle guerre, la morte è diventata illegale. Paura e dolore sono ridotti ai minimi termini e la tristezza è mal tollerata. Ogni difetto viene eliminato con un colpo di bisturi. Eventuali giovani morti, vittime di incidenti o malattie, tornano in corpi nuovi pieni di ricordi del passato. Yolande, cresciuta dai seguaci di un culto della morte, fatica a inserirsi nel mondo perfetto. Fra ricordi dolorosi e sogni funesti, il suo unico desiderio è quello di sembrare normale. La situazione precipita quando riceve una telefonata inaspettata: Kristof, il suo amato marito, è appena morto.





"Sarebbero comunque Tornati tutti. Si tornava sempre, in un modo o nell'altro. Si doveva tornare per evitare agli altri inutili rimpianti. Si doveva tornare per non obbligare gli altri a ricordarli. Si doveva tornare perché così non ci sarebbe stato alcun problema."

Indipendentemente da quale sia il nostro percorso di vita, il finale è sempre lo stesso. Pur prendendo scorciatoie, strade malmesse, pur allontanandosi dal percorso abituale, il labirinto e il groviglio ci conducono sempre alla stessa meta: la belva oscura, la madre a cui tutti ritorneremo, le braccia di una pace agognata come fine delle sofferenze, il rapace che troppo presto potrebbe fare di noi le sue prede. La morte è lì in agguato. Ma questo ci spinge forse a vivere con paura e angoscia? O piuttosto non ci incita a godere appieno dei nostri anni, del nostro tempo, di noi stessi, proiettandoci al di là del tempo e dello spazio? Non ci incita forse ad aspirare e raggiungere la felicità? Forse, proprio grazie alla coscienza della nostra natura effimera e fugace, potremmo davvero capire quale sia il giusto valore da attribuire alle nostre azioni, ai nostri obiettivi, ai nostri sogni, alla vita che fugge come un soffio di vento. Eppure Yolande non sa nulla di tutto questo. Nel mondo in cui vive la morte è stata esiliata, dimenticata, oscurata, resa un mero fatto burocratico. Un'apparenza. Non si muore per davvero. Finalmente l'uomo si è elevato al di sopra della morte, come un Dio ha scelto di vivere senza questa paura intrinseca nella natura umana stessa. Cosa è la morte? Cosa significa morire? Nessuno deve preoccuparsi, nessuno deve guardare a quel momento. Anche perchè la sua esistenza è stata completamente cancellata dalla mente degli uomini. Se la morte è solo un attimo, se l'uomo-Dio ha reso possibile invertirla, perchè non vivere felici? E Lei, sola, sconosciuta agli uomini, non ha più prede.

"Era sola la belva dei boschi, la Morte - ecco cos'era, realizzò Yolande - la Morte a cui tutti scampavano, a cui nessuno pensava, ignorata dagli uomini che erano stati il suo unico conforto e amore. La Morte soffriva come ogni creatura non voluta; e, come tale, anche lei aveva deciso di morire. Di mangiarsi. Di lasciarsi andare per sempre al buio."

Tutti coloro che moriranno entro il Termine, saranno riportati in vita. Perchè questa cosa appare a Yolande negativa? Forse perchè lei proviene dal di fuori e non riesce perfettamente a integrarsi in questo Mondo, lontano dall'esperienza della morte, dai rituali della madre, dalla sofferenza di perdere una persona cara. Cosa può fare se non fingersi uguale agli altri? Eppure a lungo andare le crepe si faranno sempre più profonde. Tutto inizia quando viene avvertita della morte del marito. Un incidente. La corsa all'ospedale. Il momento del riconoscimento. Quel corpo esanime, freddo, muto ad aspettarla. Un ultimo bacio prima di andare via. Perchè suo marito ritornerà, questo è vero... ma sarà realmente lui? Non siamo altro che involucri contenenti ricordi. Basta quindi conservare (dopo una registrazione che avviene periodicamente) tutte le informazioni cerebrali all'interno di sofisticati database. Ed ecco i morti tornare dalla tomba ancora prima di arrivarci, perfettamente uguali a prima, con gli stessi ricordi, la stessa personalità, gli stessi pensieri. Ma siamo soltanto questo? La morte può effettivamente essere sconfitta? Siamo mostri, automi, o umani irriproducibili? Eppure quell'uomo che adesso dorme di nuovo accanto a lei sembra proprio suo marito. Stesso odore, stesso sapore, stesse parole pronunciate a gran voce, stessa premura e devozione. Come se la morte lo avesse soltanto sfiorato facendogli una carezza.

Yolande si muove così, un po' spaesata e confusa, in un mondo in cui tutto appare fermo ed immobile. Non c'è nulla che sia animato da una scintilla. Tutto appare piatto e sereno, non ci sono tempeste all'orizzonte. Quasi un ambiente sterile che emerge, a mio parere, anche con le descrizioni disseminate lungo il romanzo:

"Per cominciare il reparto Ritorno non era solo il più isolato di tutto l'ospedale, nè il più silenzioso: era anche il più spoglio. Nell'atrio bianchissimo c'era solo una donna dall'aria vigile e indifferente, che notò a malapena lei e il dottore. [...] Sedeva immobile come un oggetto di arredamento, fasciata nell'uniforme bianca come le pareti, la scrivania, la sedia; e la sua pelle era così evanescente da dare l'impressione che fosse sul punto di sparire, inglobata dal posto di lavoro."

Sembra quasi che l'uomo abbia perso la propria identità, la capacità di provare emozioni reali, l'anima vitale che lo animava nei tempi passati, come se fosse stato istruito per una felicità fittizia ma sufficiente. Privato di una sua componente importante. Il mondo di Yolande è un mondo di marionette.

"Dal finestrino chiuso guardava le strade piene di cittadini sorridenti come da uno schermo televisivo. Stavano lì, ignari della miseria al di fuori dei confini, intoccabili e benedetti, creature privilegiate della storia. Intrappolati lì, nella propria ignoranza, nelle propria mura domestiche,  nei libri censurati, nelle informazioni distorte, inconsapevoli di tutto, oscenamente felici, maledetti, reietti dei martiri, lieti e ignari del proprio vuoto."

Un libro davvero molto bello. Sia per la tematica trattata, sia per tutti gli elementi che fanno da contorno alla struttura principale, sia per il finale (molto apprezzato da parte mia), sia per la genialità, passatemi il termine, di un'opera breve ma che ti rimane dentro. Un vero e proprio gioiellino italiano. Si potrebbe dire molto altro ancora ma finirei per disseminare questa recensione di spoiler togliendovi il gusto di leggerlo, cosa che io vi consiglio assolutamente di fare! Spero davvero che questo libro, come purtroppo accade ingiustamente per molti esordienti, non passi inosservato. Profondo, audace, per nulla scontato e ricco di spunti di riflessione, cruento e grottesco, veritiero.


"Perchè noi abbiamo ben chiaro il senso della vita, che non è andare oltre, in chissà quale realtà inesistente; perchè noi sappiamo che la vita è qui ed ora, e senza la morte a inciampare nei nostri pensieri non dobbiamo preoccuparci di niente se non di essere dei bravi cittadini."





Voi avete letto questo libro?
Che ne pensate?

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